jalou-185387-1Jalou Media Group è una casa editrice basata a Parigi che pubblica 12 riviste nel settore della moda, dell’arte, del design e del lifestyle. Il pilastro e fondamento delle edizioni Jalou è indubbiamente L’Officiel de la couture et de la mode de Paris. Creato nel 1921 e tra le prime riviste di moda della storia, il magazine si è rapidamente imposto come un riferimento nel settore del fashion e, con esso, si è consolidata la fama del gruppo. Oggigiorno L’Officiel è presente in tutti e cinque i continenti, stampa in 21 lingue differenti, ed è da oltre 30 anni interamente gestito dalla famiglia Jalou. Grazie alla passione instancabile dei Jalou, la fama e l’importanza de L’Officiel non hanno mai smesso di crescere; inoltre, il magazine fu trampolino di lancio per molti celebri stilisti.

Redattrice capo de L’Officiel per oltre trent’anni, Marie-José Susskind Jalou diventata presidente del gruppo nel 2003. I suoi quattro figli lavorano tutti con lei, rispettando così la tradizione familiare di Jalou Editions.

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PUNTO DI VISTA WAKAPEDIA

La storia d’amore tra L’Officiel e Wakapedia è ormai cosa nota. Grazie a Vanessa Bellugeon, redattrice capo de L’Officiel e figlia di Marie-José, abbiamo infatti avuto il piacere e l’onore di scrivere un articolo pubblicato nel febbraio 2015 nell’Officiel Paris; siamo legati da rapporti di amicizia e stima a diversi dipendenti del gruppo come Gianluca Cantaro (Editor-in-Chief L’Officiel Italia e L’Officiel Hommes Italia)  e Francesa Occhionero (Art Director de L’Officiel Hommes); in più, Sara Waka è ormai una contributor fedele de L’Officiel Italia. Insomma, siamo entrati anche noi a far parte della grande famiglia Jalou! Per questo non ci siamo fatti scappare l’occasione di fare quattro chiacchiere con la big boss del gruppo, Marie-José Susskind Jalou.The_Devil_Wears_Prada_cover

Prima dell’appuntamento, noi del team di Wakapedia eravamo davvero stressati. Ci immaginavamo di incontrare una strega secca e altezzosa in stile “Il Diavolo veste Prada”, pronta a squadrarci sprezzante mente dell’alto dei suoi tacchi a spillo e ben stretta nel suo tailleur Chanel…il cliché della direttrice di riviste di moda insomma (senza fare allusioni a chicchessia, eh!). Al contrario, siamo stati accolti da una donna semplice ed elegante, estremamente disponibile e gentile. Siamo stati messi a nostro agio dal quel suo sguardo dolce e al contempo deciso, dietro quei suoi grandi occhiali neri.

Marie-José, oltre ad essere una donna razionale e professionale, ha anche un lato ribelle e un po’ rock‘n’roll, proprio come piace a noi: grande amante dell’arte in tutte le sue sfumature, visionaria quanto basta, avanguardistica nel prevedere i nuovi trend. Una donna con la D maiuscola, che ha fatto la storia della moda con la M maiuscola. Una super-donna, perfetta per Wakapedia!

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Marie-José Jalou

Sara Waka: Bonjour Marie-José, lei non sa quanto sono onorata di incontrarla! Finalmente vedo una delle donne da Diavolo veste Prada! Ci racconta un po’ la storia del magazine storico L’Officiel Paris?

Marie-José: Certamente cara! Allora, L’Officiel è nato molto prima di me, per l’esattezza nel 1921, ed è insieme a Vogue uno dei più antichi magazine di moda. Quando sono entrata nella grande équipe de L’Officiel avevo soltanto 19 anni; all’epoca studiavo graphic design.  Ma in realtà sono cresciuta nel mondo della moda fin dall’infanzia. Mi ricordo che avevo appena tre anni quando mia madre, che era una donna elegantissima e grande amante della moda, mi portava con lei alle sfilate di haute couture. Insomma, sono quasi 70 anni che vivo di moda  e dell’Officiel!!

Sara Waka: Invece suo padre, Monsieur Georges Jalou?

Marie-José: Mio padre era l’art director di Officiel fin dagli esordi. Pensa che fu chiamato negli Stati Uniti da Vogue America, ma quando andò a New York era talmente spaesato e imbarazzato perché non parlava inglese che, una volta tornato a Parigi disse a mia madre, la quale avrebbe voluto partire per la Grande Mela, che non se ne sarebbe parlato e che sarebbe rimasto fedele a L’Officiel. Da lì in poi si mise d’impegno fino a quando non riuscì ad acquistare tutte le quote del gruppo. L’Officiel divenne allora una vera e propria azienda familiare – Il destino fa cose straordinarie, davvero!

Sara Waka: E sua madre, donna elegantissima e sempre ben vestita… lavorava anche lei nella moda?

Marie-José: Sì, era illustratrice di moda. Si chiamava Susskind, era di origini tedesche. E’ nata a Berlino, città da cui è scappata durante la guerra per andare in Olanda. Ed è lì che poi ha incontrato mio padre. Immagina, all’epoca non parlavano nemmeno la stessa lingua!! Ma è stata fin da subito una grande storia d’amore.

Sara Waka: Che meraviglia!! Una storia d’amore da Oscar, come se ne vede nei film!

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Marie-José: Esatto, i miei genitori erano una splendida coppia e hanno sempre avuto lo stesso gusto artistico. Mia madre, per esempio,adorava farsi vestire da Pierre Cardin o da Lanvin. Erano gli anni ’50, ed era straordinario perché la accompagnavo negli atelier dove provava degli abiti bellissimi e dai nomi bizzarri, come “Glacier” o “Charbon ardent”. E ricordo che, quando si faceva confezionare un abito, prendeva sempre del tessuto in più per fare una copia in versione mini, per me.

Sara Waka: Eri una mini principessa Disney in tutto e per tutto!

Marie-José: Ahahah si, diciamo così! I miei ricordi d’infanzia sono impregnati di alta moda! Io e i miei fratelli siamo stati cresciuti nel dopoguerra da mia madre che era unacasalinga, ma che allo stesso tempo aiutava mio padre all’Officiel. E poi lei era sempre al fianco di mio padre quando c’erano cocktail o sfilate importanti.

Sara Waka: Erano molto diverse le sfilate al tempo?

Marie-José: Assolutamente. Innanzitutto non c’era musica. Poi, ogni abito era una creazione a sé, e aveva un nome ben preciso. In quegli anni c’erano moltissime sfilate di haute couture. Erano grandi eventi serali con tutti i personaggi più in vista del mondo della moda, dell’arte e della letteratura. Ah! E si poteva pure fumare ai défilés!!

Sara Waka: Veramente?!

Marie-José: Sì, sì, tanto che mia madre portava sempre con se’ un piccolo portacenere da tasca! E’ stata dura per lei quando gli Americani,negli anni ‘70, hanno iniziato a vietare la cosa! (risate). E poi le sfilate erano soprattutto un grande evento, un momento esclusivo: i presenti sfoggiavano le loro migliori tenute ed erano lì per osservare, ma soprattutto per essere osservati! Insomma, non tanto una presentazione per professionisti, ma piuttosto più un momento sociale.

Sara Waka: Mi immagino una specie di simposio del fashion, ahahah!  Ma, il prêt-à-porter.. esisteva all’epoca?

Marie-José: Non proprio… L’Officiel aveva un magazine che si chiamava “Actualité couture” sul prêt-à-porter, ma all’epoca non era ben visto, ed era poco considerato. Per esempio, le donne che non potevano permettersi le creazioni dei grandi stilisti avevano tutte delle sarte che copiavano i modelli di marca impiegando addirittura i tessuti originali. In quegli anni la qualità del tessuto era molto importante, e anche noi a L’Officiel ne tenevamo sempre conto nelle nostre pubblicazioni :  notavamo i nomi e i colori in modo puntiglioso e, quando mandavamo le foto in stampa,  erano  sempre associate allo scampolo corrispondente, affinché il colore del tessuto non fosse alterato nelle immagini. L’Officiel era gia’ all’ epoca rinomato per la sua estrema professionalita’, ed è forse un elemento che ha giocato a sfavore alla nostra immagine per il grande pubblico. Ma questa professionalità, in fondo, era giustificata dal fatto che L’Officiel fosse la guida per eccellenza della haute couture all’epoca.

Sara Waka: Avevate molti concorrenti all’epoca?

Marie-José: C’erano ovviamente dei concorrenti, come il magazine L’art et la mode, c’era Vogue, Collections e Madame. Oggigiorno, delle grandi riviste d’alta moda dell’epoca, sono sopravvissute solo L’Officiel e Vogue. Poi è arrivato il prêt-à-porter, e li è cambiato tutto. Ed è stata quella la mia generazione all’Officiel. Ricordo ancora che, all’inizio, i professionisti del settore, avevano tutti orrore del prêt-à-porter. Le prime collezioni in Francia erano quelle di Sonia Rykiel, Dorothée Bis e del grande Kenzo. Alle sfilate la gente beveva birra, le cose iniziavano a diventare un po’ trash – quando invitavamo le giornaliste moda della vecchia generazione, erano sconvolte da tutti questi cambiamenti.

Sara Waka: Era la generazione del rock‘n’roll, in fondo!

Marie-José: Esattamente, la generazione del grande cambiamento, e per me è stato entusiasmante viverla!

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Sara Waka: Qual è stata la vostra impressione vedendo le sfilate di stilisti Giapponesi?

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Yohji Yamamoto F/W1981

Marie-José: La tua domanda mi riporta alla mente un aneddoto simpatico: il primo che è arrivato in Francia dopo Kenzo, negli anni ‘80-‘90, era Yohji Yamamoto. Non sapevamo chi fosse, ma ci dissero che aveva intenzione di farsi pubblicità nell’Officiel. Un giorno ci arrivó in redazione un abito di Yohji, tutto nero e dalle linee minimal. Era un cambio netto rispetto a cio’ a cui eravamo abituati. Pensa che una delle nostre stylist, che in precedenza aveva lavorato da Chantal Thomas – marca francese molto femminile tutta pizzi e decori- , prese l’abito di Yohjie gli aggiunse delle piccole ciliegie per renderlo più carino per il servizio fotografico. Ma quando poi incontrammo Yohji, capimmo che non voleva assolutamente essere carino, ma radicale e contemporaneo. E’ molto importante incontrare di persona lo stilista, conoscerlo e comprendere il suo linguaggio per poterlo poi presentare al pubblico nel modo giusto. Dopo Yohji è cominciato il periodo di tutti gli stilisti giapponesi, estremamente visionari e innovativi. Era un’epoca complessa e contraddittoria in cui, da un lato, c’era l’esuberanza barocca di Versace e dall’altro lo stile essenziale e minimalista giapponese.

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Vanessa Bellugeon

[A questo punto l’intervista viene momentaneamente interrotta dall’arrivo di Vanessa, figlia di Marie-Josè che collabora con la madre. SaraWaka assiste alla loro conversazione su scarpe, borse e ricordi di gioiosi pomeriggi di shopping insieme e rimane ammaliata da questa forte complicità madre-figlia]

Sara Waka: Si sa che siamo sempre in concorrenza tra Francia e Italia… Lei come vede la moda italiana?

Marie-José: La prima volta che sono andata in Italia è stato su consiglio degli Americani. Sì, perche in Francia all’epoca c‘era solo una piccola boutique di Missoni. Gli italiani non osavano venire a Parigi, Andavano prima negli Stati Uniti per affermare il loro successo, e solo una volta consacrati sulle passerelle di New York venivano in Francia. Io sono stata tra le prime, con Vogue, ad andare in Italia negli anni ‘70. Sono arrivata a Milano e le prime collezioni di cui mi ricordo sono quelle di Krizia – un marchio geniale e straordinario, estremamente moderno per l’epoca -, quelle di Versace e, ovviamente, Armani.

Sara Waka: Quindi è lei che ha fatto conoscere la moda italiana ai francesi?

Marie-José: In un certo senso sì! Dedicavamo enormi portfolio agli stilisti italiani. Molti non hanno fatto strada, ma tra quelli che sono rimasti c’è indubbiamente Giorgio Armani.  E Armani al tempo rivoluziono’ lo stile: sobrietà, semplicità, eleganza, portabilità e tagli sartoriali impeccabili. Armani era una vera e propria droga per uomini e donne, un po’ come le borse Chanel o Hermès negli anni ‘60, ambitissime da tutte le teenagers. Tutti spendevano per comprare Armani! E Giorgio è stato tra i pochi a durare nel tempo, il che nella moda è davvero difficilissimo. Perché in fondo si viene conosciuti dal pubblico con uno stile ben preciso, ed è difficile poi sapersi adattare ai cambiamenti di tendenza senza tradire se’ stessi.

Sara Waka: Wow, geniale…un corso di moda accelerato in un’ora. Grazie mille! E invece tra le collezioni attuali, cosa le piace?

Marie-José:  Adoro le ultime collezioni di Céline, le trovo emozionanti. E poi amo Valentino. Ammiro come la marca riesca a produrre creazioni contemporanee pur restando fedele al Valentino storico e senza tempo.

Sara Waka: D’accordissimo con lei! E ora, ci dica qual è uno dei suoi sogni nel cassetto ancora da realizzare?

Marie-José: Tra i miei sogni ancora nel cassetto c’è quello di fare un film. Sto pensando a un film burlesque sulla storia della moda. Vorrei ispirarmi a tutti i ricordi buffi e straordinari che ho vissuto durante la mia carriera. E cerco qualcuno che abbia l’humour giusto per raccontare queste storie un po’ folli che hanno scandito 70 anni moda. Vorrei che il racconto fosse divertente e leggero, perché è così che la moda deve essere presa e considerata, come un piacere. Ed è ciò che le generazioni di oggi, purtroppo, stanno un po’ dimenticando.

Sara Waka: Ooooh, sono certa che il film sarà super interessante, proprio come questo incontro!! Prenoto già un biglietto per la prima! (risate)

Grazie mille Marie-José, non mi immaginavo che la Presidente di Jalou Media Group  fosse una super donna rock n’ roll come lei! Sono veramente felice di averla conosciuta!!

Marie-José:  Je vous en prie, madomoiselle!

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Description & Interview: Sara Waka

Edited by: Federica Forte

Photo by: Yusuke Kinaka